Film sportivi. Gli statunitensi puntano sull’epica, gli italiani sulla comicità
La cultura di un paese si esplica nelle arti che spesso ne tratteggiano l’epica, la fondazione e lo sviluppo dello stesso.
I regimi hanno sempre usato le arti per accrescere il culto della personalità dei dittatori. Che c’entra tutto ciò con un blog che parla di sport e di coaching sportivo?
C’entra poco, in prima battuta, spero un po’ di più dopo aver enucleato un po’ meglio il discorso e dopo aver citato le immortali parole di Winston Churchill: “Sono strani questi italiani: giocano le partite di calcio come fossero guerre e perdono le guerre come fossero partite di calcio”.
Ecco, indubbiamente è così.
La politica può farci arrabbiare per un po’, ma se la nazionale di calcio vince allora ci sentiamo un po’ come i conquistatori romani dopo la presa di una qualche rocca.
Il punto è che questa vis pugnandi, questa epica viene brutalizzata nell’arte che più di tutte è nazionalpopolare: il cinema.
Gli americani pensano Fuga per la vittoria? Noi replichiamo con un duo d’eccezione: L’allenatore nel pallone e Mezzo destro mezzo sinistro – 2 calciatori senza pallone.
Lì, c’è la rovesciata di O’Rey Pelè, da noi le scappatelle di Margheritoni.
Oliver Stone realizza Ogni maledetta Domenica? Noi lo anticipammo con Paulo Roberto Cotechiño centravanti di sfondamento.
Lì è centrale il mitico discorso che è entrato a far parte del circolo delle parole motivanti; da noi invece l’occhio della telecamera passa attraverso il buco della serratura per sbirciare le forme giunoniche di Carmen Russo.
E dire che in Ogni maledetta Domenica c’è anche Cameron Diaz.
Prendiamo seriamente lo sport, ma la trasposizione cinematografica è quasi sempre comica, grottesca, surreale anche.
E non potrebbe essere altrimenti se Helenio Herrera ed Heriberto Herrera vengono scimmiottati da Franco e Ciccio in I due maghi del pallone, se Sivori compare in Il presidente del Borgorosso Football Club, se Fausto Coppi viene ridotto a maschera in Totò al giro d’Italia.
Qualche volta abbiamo provato a fare sul serio con Carnera con Carnera – The Walking Mountain di Renzo Martinelli (2008), trasmesso poi su Canale 5 come miniserie in due puntate col titolo Il Campione più grande.
Ma chi se lo ricorda? E c’è confronto con Cinderella Man o con Million Dollar Baby.
Ricordo che da bambino vidi Un ragazzo di Calabria, nello stesso periodo, grosso modo, vidi anche Momenti di Gloria. Ed è inutile dirvi quale mi emozionò, e mi emoziona, di più.
Possiamo invertire la rotta e produrre un film sullo sport decente?
Io spero di sì, ed è una sfida a registi e sceneggiatori, perché anche loro, come gli sportivi, si devono preparare, devono gareggiare e devono vincere.
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