Le 5 lezioni da imparare del Mondiale di Calcio 2014
Le manifestazioni sportive, soprattutto i Mondiali e le Olimpiadi, sono appuntamenti straordinari dove i migliori esponenti dello sport si confrontano, dando tutto, per vincere. Oltre all’innegabile spettacolo portano con se anche molti insegnamenti, ma solo a chi ha voglia di prenderli.
Questi mondiali di calcio appena conclusi sono stati particolarmente indicativi per alcune situazioni.
Io, come mia abitudine, dopo una manifestazione così importante ho deciso di mettere nero su bianco quali sono state, a mio parere, gli insegnamenti.
1° Lezione: Si è ridotto il Gap tra le “Grandi” e le “Piccole”. Ogni partita va giocata con il massimo impegno!
Questo, molto probabilmente, è il primo Mondiale di Calcio dove non c’è stata neanche una vera squadra cuscinetto. In passato, succedeva che una squadra ( in alcuni casi 2 ) per ogni girone era decisamente meno forte delle altre. Anche squadre come l’Iran e l’Australia che ha fatto un punto e zero punti, hanno dato filo da torcere.
Le “Big” che sono arrivate impreparate, infatti, non hanno superato il primo turno, vedi Italia, Spagna, Portogallo e Inghilterra.
In passato, alcune squadre più forti, facevano una preparazione che permetteva di arrivare al meglio della forma nella fase finale, sacrificando i gironi, che superavano grazie al tasso tecnico maggiore e poi riuscendo a giocare meglio nella fase ad eliminazione.
L’Italia, storiacamente, ha gestito la preparazione in questo modo. In questo mondiale, questa strategia era inapplicabile.
Inoltre, l’atteggiamento mentale, la concentrazione e la fame di vittoria deve essere al massimo anche con le squadre meno blasonate.
2° Lezione: Il Calcio è un gioco dinamico, per vincere bisogna correre più degli altri.
Non è un caso che la Germania, Campione del mondo 2014, è stata la squadra che mediamente ha corso più di tutte le altre. Ma non è la sola ad essersi presentata al mondiale con una condizione atletica invidiabile. Ho ammirato anche, la preparazione atletica di squadre come Costarica, Belgio, Olanda, Messico, Colombia, Grecia, Francia, Svizzera, Usa, Australia, Iran.
Questo mondiale ha raccontato che una buona disposizione tattica e un’eccellente preparazione atletica può compensare alla minore capacità tecnica o al minor talento. Il Costarica, con giocatori poco talentuosi, ha umiliato l’Uruguay, ha battuto l’Italia, ha pareggiato con l’Inghilterra ( perchè era sufficiente 1 punto).
Non si corre solo grazie alla preparazione atletica, si corre più degli altri anche grazie alla preparazione mentale, alla motivazione e alla fame di vittoria.
Insomma. Per Vincere non è più sufficiente avere degli ottimi giocatori tecnicamente e una buona disposizione tattica. Bisogna essere affamati e disposti a correre più degli altri.
3° Lezione: Il Calcio è uno sport di squadra
Questa tra tutte le lezioni di questo mondiale è una conferma a quello che tutti dicono, eppure, ancora oggi si compiono errori grossolani nella gestione del gruppo. Un esempio su tutti, ovviamente la nostra cara nazionale. Siamo partiti per il Brasile con un gruppo sfasciato e che presentava vari gruppetti. Per peggiorare la situazione c’era molto attrito, non gestito, tra alcuni giocatori. Alle prime difficoltà l’Italia si è sciolta come neve al sole, e quando siamo usciti c’è stato un tutti contro tutti davvero vergognoso.
Anche nella finale c’è stato un episodio molto indicativo della cattiva gestione del gruppo. Nell’intervallo tra il 1° e il 2° tempo, l’allenatore dell’Argentina ha sostituito il migliore della sua squadra fino a qual momento, Lavezzi, molto probabilmente per un “capriccio” di Messi. L’argentina con l’innesto di Aguero ha perso di incisività e equilibrio, infatti Lavezzi stava facendo bene le 2 fasi ( offensiva e difensiva), dando copertura e pungendo. Il problema non è stato solo tattico, infatti questa sostituzione, ha destabilizzato anche il gruppo. La scelta dell’allenatore, presa dopo una discussione avvenuta tra il Pocho e la Pulce, ha comunicato alla squadra che il singolo è più importante del gruppo.
Non ho detto nulla di nuovo, affermando che il calcio è uno sport di squadra, ma le nazionali compiono ancora errori grossolani nella gestione del gruppo. Raramente vedo negli staff il mental coach, che queste dinamiche le conosce bene e che può essere un supporto molto valido per la squadra anche da questo punto di vista.
4° Lezione: La cultura degli alibi ha vinto in molte squadre.
Esiste un modo per trasformare una sconfitta in un fallimento. Quando invece di analizzare in maniera consapevole e responsabile le cause si inizia a parlare degli alibi ( o comunemente chiamate “scuse”).
L’Italia è stata maestra in questo. Vi elenco alcuni alibi che ho sentito da Prandelli o da altri giocatori:
- Faceva troppo caldo quando si giocava all’una ( perchè altre squadre correvano molto alla stessa ora?)
- Le squadre sud americane sono avvantaggiate in Brasile con quelle condizioni climatiche ( infatti la Germania e l’Olanda sono sudamericane)
- Balotelli… ( se scrivo tutto quello che si è detto su di lui ho bisogno dell’intero articolo, inoltre è davvero puerile prendersela con un singolo, il calcio è uno sport di squadra. Balotelli è stato deludente come molti altri giocatori del resto )
- Pessimo arbitraggio con l’Uruguay ( questa è un classico. Tranne pochi casi non ho visto grandi arbitraggi a questi mondiali, è meglio che ci abituiamo )
- Per gli infortuni siamo stati costretti ad adattare alcuni giocatori in ruoli diversi dai loro. ( Anche altre squadre hanno avuto infortuni, anche di giocatori molto importanti, ma non hanno pianto )
- …
Quando si usano gli alibi succede una cosa Drammatica, si perde il proprio potere personale e di gruppo. Ogni volta che utilizzo un alibi, sto affermando che “qualunque cosa io faccia, parto svantaggiato o non ho la responsabilità del risultato”. Questa è una caratteristica dei perdenti.
I Campioni ragionano in maniera diversa, pensano:
“Sono il responsabile del risultato, sia quando vinco che quando perdo!
Quindi trovo le soluzioni e le strategie per portare a casa la vittoria”.
Questo permette di avere intatto il proprio potere personale, e soprattutto di sfruttarlo al meglio.
5° Lezione: La preparazione mentale è improvvisata
Questa più che una lezione legata al mondiale di calcio 2014, è una considerazione che faccio in generale nel mondo del calcio.
Sto notando che, rispetto a molti altri sport, dove la presenza del mental coach è diventata una consuetidine, nel calcio, tranne che in poche eccezioni si gestisce la preparazione mentale con il buon senso dell’allenatore. Per capire la stupidaggine di questa scelta, è come se invece di affidarsi ad un preparatore atletico, si scaricano da internet qualche allenamento, o al posto del medico sportivo prendiamo i rimedi della nonna.
Insomma, per vincere è necessario essere super preparati nelle 4 aree: Preparazione Atletica, Preparazione Tecnica, Preparazione tattica e Preparazione Mentale. Ognuna di queste presenta nello staff 1 o più professionisti specializzati. Purtroppo, nel Calcio e soprattutto in quello italiano, non è presente nello staff il mental coach, proprio quella figura professionale che può incidere maggiormente sul risultato finale, quella che trasforma un ottimo giocatore in Campione, che trasforma una buona squadra in una squadra vincente!
Conclusioni
Il Mondiale di Calcio, per il settore, è sempre un’opportunità. Un’opportunità mediatica, per rinnovare la passione, e per imparare e migliorare.
Ora stiamo di fronte ad un bivio.
- Da una parte possiamo continuare a raccontarci tanti alibi ( ci sono pochi soldi, troppi stranieri, gli stadi inadeguati, non nascono nuovi talenti, ecc..), lasciare le cose come stanno e subire quello che ci preserva il futuro.
- Dall’altra, possiamo mettere in discussione le scelte e i programmi che hanno inciso su questi risultati deludenti, invertire la rotta e con passione, strategia e grande voglia, costruire un movimento che ritorni a presentare un campionato di grande livello e una nazionale pronta a vincere.
Io ho già scelto!